Chi è il programmatore e che cosa fa?
Durante la mia carriera universitaria ho sempre pensato ai programmatori informatici come a dei maghi.
Essi attraverso capacità innate particolari, riuscivano a creare oggetti incantati e a risolvere problemi.
Nella mia università non ne ho visti tanti… anzi per niente.
Infatti alla facoltà di Relazioni Pubbliche e Comunicazione d’Impresa dell’università IULM di Milano, chi sapeva usare il pacchetto office in modo eccellente veniva visto come un alieno. 😀
Io e Tommaso Lucentini siamo cresciuti con tanta voglia di fare.
Ogni settimana avevamo un appuntamento fisso: il brain storming domenicale.
Birra, patitine e dolci siciliani inviati freschi dall’amato sud Italia ed ovviamente buone idee.
Ogni volta uscivano fuori idee pazzesche e rivoluzionarie, allenando così la nostra fervida immaginazione. Peccato che per realizzarle sarebbe servito un folto team di professionisti di ogni genere; avvocati, matematici, economisti ma cosa più importante… i programmatori!
Crescendo negli anni, dentro di me ho sempre avuto una gran voglia di applicare la filosofia “chi fa da se, fa per tre”.
Proprio per questo, alla fine, mi sono buttato e sono finito a fare quello che mai avrei pensato di fare.
Un master specialistico in programmazione informatica.
Ho programmato per la prima volta e ho visto realizzare quelle magie da dietro le quinte. Mi sembravano finalmente possibili!
Ho ammirato ancora di più le persone che si dedicano a queste magie che perdono tanta energia in questo.
La progettazione, programmazione, il test, la riscrittura del codice.
Sembra non finire mai.
Alla fine però, questi maghi vengono ripagati una volta raggiunto la realizzazione di quello che era soltanto un’ immaginazione.
Tag Innovation School. Questo era il nome della scuola. In questa accademia, nata all’interno della grande rete di co-working Talent Garden, si insegnano le professioni del digitale per accompagnare il cambiamento sociale sempre più veloce che sta avvenendo in Italia e nel mondo.
Esattamente quello che noi di iTalentJob in qualche modo vogliamo fare.
Accompagnare le persone verso un cambiamento che non riescono a cogliere se non a proprie spese.
Ho iniziato a fare esperienze incredibili ed abituare la mia mente a ragionare prettamente secondo logica.
Ho imparato che per ogni problema esistono molteplici modi per trovare la soluzione e soprattutto: chi cerca in finale trova sempre.
E’ stato qui che ho conosciuto persone fantastiche, dotate e provenienti ognuno da un luogo e background differente. Questa diversità mi ha insegnato tanto in poco tempo.
Durante questo percorso alla Tag Innovation School ho avuto l’onore di conoscere un professionista unico nel suo genere ma soprattutto un Programmatore con la P maiuscola.
Il Guru Italiano della metodologia Agile Gabriele Lana.
Nell’approfondire la figura della professione del programmatore informatico gli abbiamo chiesto chi è il Programmatore.
Buona Lettura!
1) Presentati! Cosa dovremmo sapere di te?
Ciao, mi chiamo Gabriele Lana, mi definisco con orgoglio “programmatore”. Ho iniziato da bambino verso la fine degli anni ’80, l’amore e la passione che si respiravano per questo mestiere in quegli anni non mi hanno più abbandonato. Ad oggi ho accumulato 16 anni di esperienze professionali in diversi campi: automazione industriale, medicale, bancario, assicurativo, monitoraggio, ho realizzato server per videogiochi online, un motore di ricerca distribuito. Oggi lavoro su una piattaforma di micro-pagamenti. Se non si è capito, amo il mio lavoro 🙂
2) Cos’è un programmatore e cosa fa? Un programmatore essenzialmente fa tre cose: – Capisce quali sono i problemi e le esigenze di un cliente – Deve trovare un modo efficiente ed efficace per risolvere questi problemi – Deve poi spiegare la soluzione alle macchine (la vera attività di programmazione) e al cliente. Negli anni, cercando di industrializzare la produzione del software, si è cercato di dividere queste competenze in diverse figure professionali relegando il programmatore a mero traduttore dal linguaggio umano al linguaggio delle macchine, ma non ha mai veramente funzionato.
3) Cosa distingue la figura professionale del programmatore da una qualsiasi risorsa umana aziendale? Non so qual’è la definizione di “risorsa umana aziendale media” ma direi che il programmatore rientra nella categoria dei “knowledge worker”, ovvero di coloro che vendono conoscenza e risultati rispetto a tempo e forza lavoro. Una caratteristica fondamentale di questo tipo di figure professionali è che non c’è un rapporto lineare fra effort (tempo) e valore, la persona giusta, con le giuste conoscenze, in poco tempo può produrre qualcosa di estremo valore, allo stesso tempo, la persona sbagliata può lavorare duramente per anni senza ottenere niente.
4) Com’è il mercato del lavoro dei Developer ad oggi e come credi che evolverà?
Come abbiamo detto prima, il programmatore giusto può fare la differenza per un’azienda, penso che questo ormai il mercato lo stia capendo, in passato era una questione di quantità, oggi ci si sta spostando di più sulla qualità: uno scrittore di best seller è molto meglio di 10 imbratta carte. Per questo penso che le aziende punteranno sempre di più sulla selezione delle persone giuste, di conseguenza il lavoro delle agenzie dovrà diventare più raffinato, dovranno conoscere molto meglio le aziende e i canditati per poter trovare la combinazione perfetta.
5) Esiste un limite minimo/massimo d’età per la programmazione digitale? No. È vero che oggi la maggior parte delle richieste di lavoro per programmatori è rivolta a persone giovani, ma considererei questo sbilanciamento come un campanello d’allarme: stanno cercando persone giovani perché hanno bisogno di menti sveglie e idee originali o stanno cercando persone giovani per poterle sfruttare meglio e pagarle una miseria? Starei lontano dal secondo tipo di aziende in generale. 6) Che tipo di colloquio di lavoro deve affrontare un Dev? Quali le domande tipo?
Non penso esistano domande “tipo” ma posso sicuramente dare un paio di consigli: – Studiare il profilo dell’azienda con la quale si fa il colloquio e prepararsi a rispondere alla domanda: “Perché dovrei assumerti? Quale valore puoi portare a quest’azienda” – Non dimenticarsi mai di fare domande all’azienda stessa, è impossibile fare un buon lavoro per un’azienda che non ti piace – Un programmatore deve saper programmare, non fatevi trovare impreparati o non offendetevi se ad un colloquio vi fanno fare un esercizio pratico. Le migliori aziende, come parte del colloquio, affiancano il candidato a una o più persone del team durante una normale giornata di lavoro, spesso il modo migliore per valutare un candidato è quello di farlo valutare ai suoi futuri colleghi.
7) Se dovessi dare un consiglio ad un giovane che vuole intraprendere un percorso da Developer cosa diresti? Cosa diresti invece ad un Developer in carriera? Ad un giovane programmatore direi di cercare un mentore, ovvero una persona che fa già il lavoro dei suoi sogni e di chiedergli consigli, è incredibile quanto si può ottenere con le giuste dosi di determinazione, audacia ed educazione. Ad un programmatore in carriera direi “Non mollare! Abbiamo bisogno di te!”.